Sito Principale
CANICATTI'



Collegamenti:
Sommario storico di Canicattì

Accademia del Parnaso

A. Sciascia

Uomini illustri di Canicattì

Miti di Canicattì

Chiese di Canicattì

R.Livatino - A. Saetta

I tragici fatti del 1943

Storia locale

Tradizioni locali

La festa e il culto di san Diego

Cartoline storiche

Foto Storiche 1

Foto Storiche 2

Foto di Canicattì 1

Foto di Canicattì 2

Foto di Canicattì 3

Foto di Canicattì 4

Foto di Canicattì 5

Foto Panoramiche di Canicattì

Il Teatro Sociale

Fra Bernardo Maria da Canicattì

Il Prof. V. Palumbo

Il Prof. G. Portalone

Il Barone A. La Lomia

Pirandello a Canicattì

Ten.Col. V. La Carrubba

Occupazione USA di Canicattì

Caduti della Grande Guerra

Decorati della Grande Guerra

Eroi nostri di A. Sardone

Uva Italia di Canicattì

Cartine Topografiche di Canicattì

Informazioni utili

Statuto del Comune di Canicattì
 

BERNARDO MARIA DE CANNECATTIM, MISSIONARIO, POLIGLOTTA E GLOTTOLOGO DI FAMA MONDIALE

Fino al 1804 per la Lingua Bunda parlata in Angola non esisteva nessun dizionario, né c'era alcuna grammatica, neppure semplice, che ne potesse fornire i primi rudimenti. Forte si sentiva perciò l'esigenza di avere adeguati strumenti linguistici che potessero agevolare i rapporti tra africani ed europei, specie portoghesi, considerato che l'Angola era a quei tempi una colonia del Portogallo. Al gravoso compito si sobbarcò allora Fra Bernardo Maria da Canicattì, missionario di alto ingegno e di non comune cultura. E ne vennero fuori due grandi opere: il Diccionario da Lingua Bunda ou Angolense e il Collecçao de Observaçoes Grammaticales sobre a Lingua Bunda ou Angolense, studi fondamentali per la conoscenza della lingua indigena dell'Angola, di cui non può fare a meno chiunque voglia affrontare un serio studio in proposito.

Il Diccionario da Lingua Bunda ou Angolense, stampato a Lisbona nel 1804 dalla tipografia regia por ordem superior, cioè per ordine del Governo, presenta una disposizione lessicale in tre colonne, con i vari termini spiegati in lingua bunda, in portoghese e in latino. Il Collecçao de Observaçoes Grammaticales, edito pure a Lisbona dalla tipografia regia nel 1805 sempre per ordine superiore, contiene gli elementi di fonologia, morfologia e sintassi della lingua indigena dell'Angola, con rilevanti annotazioni sulla sua origine e sui confini territoriali in cui essa è parlata. Tale grammatica porta come supplemento il Diccionario Abbreviado da Lingua Congueza,, in cui le parole sono ordinate in quattro colonne, in congolese, angolano, portoghese e latino, ed è il primo vocabolario dell'idioma indigeno del Congo, come giustamente mette in rilievo l'Osservatore Romano del 6 aprile 1968 in un autorevole articolo su Gli studi linguistici del cappuccino Bernardo Maria da Canicattì.

Quando tali opere vennero pubblicate, Padre Bernardo Maria Cassaro risiedeva a Lisbona, dove si era trasferito, anche per accudire alla stampa dei suoi libri, dopo avere trascorso circa ventidue anni in Africa, nelle missioni del Congo e dell'Angola, di cui per alcuni anni era stato anche nominato Prefetto dalla Sacra Congregazione De Propaganda Fide. Nella capitale portoghese nel 1805 dal Nunzio Apostolico, che lo teneva in grande considerazione per le sue elevate doti di mente e di cuore, aveva ricevuto l'incarico di dirigere l'Hospicio dos Missionarios Capuchinhos Italianos, convento in cui venivano accolti tutti i monaci cappuccini provenienti dall'Italia, che partivano per il Brasile e l'Africa. E si trovava ancora in tale Hospicio, non si sa se ancora come superiore, quando il 4 luglio 1834 fu carpito dalla morte.

Padre Bernardo Maria era nato a Canicattì il 16 giugno 1749 da Michele e Maria Cassaro, che gli avevano dato il nome di Calogero e lo stesso giorno lo avevano fatto battezzare nella Chiesa Madre. Seguendo la vocazione religiosa, aveva indossato il 5 gennaio 1766 il saio francescano nel noviziato dei cappuccini a Caltanissetta. L'anno seguente, il 2 marzo 1767, aveva pronunciato i voti di povertà, castità e obbedienza, assumendo il nome di Fra Bernardo Maria da Canicattì. Ordinato sacerdote, aveva chiesto ai propri superiori di poter partire per le missioni. Sicché a ventotto anni si era imbarcato per l'Angola, giungendovi dopo un lungo viaggio di circa quattro mesi, in cui aveva sostato prima a Lisbona e poi a Rio de Janeiro, allora rotta obbligata della navigazione per l'Africa portoghese.

L'opera missionaria di Padre Bernardo Maria Cassaro si svolse tra sacrifici e rischi di ogni genere in un territorio vastissimo che andava dall'Angola al Congo, regioni in cui anche fortemente si facevano sentire le insidie degli uomini e della natura ostile. Appena arrivato, era stato colto da grave malattia, che ne aveva messo a repentaglio la vita. Il suo compagno di viaggio, Padre Pietro da Palermo, duramente provato dagli stenti e patimenti, era morto il giorno prima di arrivare a Luanda. Lui, invece, di più forte fibra, era riuscito a superare il male che lo aveva colpito: e ora, instancabile nell'apostolato missionario, non si dava tregua nel raggiungere i luoghi anche più remoti, come quando si addentrò nel territorio dei Sova, dove riuscì a convertire alla religione cristiana lo stesso principe del luogo e molti suoi sudditi.

Quella del cappuccino Bernardo Maria de Cannecattim (così è universalmente noto nel mondo della cultura) non fu soltanto opera di conversione, ma anche di civilizzazione e di pacificazione. Egli nella regione costiera del Bengo, dove solitamente risiedeva e da dove si irradiava la sua azione missionaria, si prodigò a costruirvi opere religiose e sociali, a realizzarvi condizioni di vita più dignitose e a instaurarvi un clima di convivenza pacifica, che, in un ambiente di continuo insidiato da lotte tribali, fu di gran sollievo per le popolazioni indigene e per le stesse autorità portoghesi. Egli seppe attirarsi la stima e l'amicizia dei ministri del Re, i quali, pur avversi ai monaci e ai missionari stranieri, facevano con lui eccezione, lasciando in vita, nonostante le leggi di soppressione degli ordini religiosi, il convento-ospizio da lui diretto e permettendo che su sua richiesta arrivassero altri cappuccini dall'Italia.

E in Italia, in Sicilia, sperava lui, ormai più che ottuagenario, di ritornare prima di morire, per rivedere il paese natio, la sua Canicattì, forse anche con l'intimo desiderio di potervi costruire un convento dei cappuccini. Ma, quando era già tutto pronto per il viaggio, cedette, logorato ormai dagli anni e dagli affanni, l'infaticabile suo cuore: e a Lisbona riposano ora le sue ossa per sempre.

DIEGO LODATO


solfano@virgilio.it

Pagina Principale CANICATTI'