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PIRANDELLO A CANICATTI'
Sei personaggi in cerca d'autore
di Diego Lodato




Luigi Pirandello con la compagnia del Teatro d'arte di Roma venne a Canicattì il 1° dicembre 1927 per rappresentarvi il suo capolavoro, che già da sei anni andava sulle scene nelle varie città del mondo. Così narra la memorabile serata il "Giornale di Sicilia": «Alle ore 21 precise un pubblico scelto gremiva il teatro ansioso di assistere ad una delle migliori produzioni del grande autore: "Sei personaggi in cerca d'autore". L'opera degna della fama che gode fu seguita con religiosa attenzione dal fine pubblico, che spesso ha applaudito gli attori impareggiabili e ha chiamato più volte alla ribalta l'autore. Applausi singolari hanno riscosso la prima attrice Marta Abba e il primo attore Lamberto Picasso. La serata indimenticabile si è chiusa con soddisfazione degli spettatori in cui rimane vivo il ricordo di uno spettacolo d'arte a cui difficilmente ci è dato assistere».
Quindi il Teatro Sociale di Canicattì era pieno di un "pubblico scelto", che aveva pagato bene il biglietto dello spettacolo, tanto che "L'Ora" di Palermo del 14-15 dicembre 1927 rendeva conto del denaro rimasto in questi termini: «Il Comitato, formatosi in occasione della venuta in questa della compagnia diretta da L. Pirandello ha così disposto di tutto il guadagno rimasto dalla recita del 1° c. m.: lire 200 per l'Opera S. Vincenzo; lire 100 per l'Orfanotrofio; lire 100 per l'Opera Nazionale Balilla; lire 100 per il Patronato scolastico. Tale opera di beneficenza ha riscosso la generale ammirazione». Pertanto l'incasso di quella serata poté servire non solo per pagare il gestore del Teatro Sociale, le spese della rappresentazione e gli attori della Compagnia del Teatro d'Arte di Roma, ma anche per fare opera di beneficenza. Ha ragione, dunque, il "Giornale di Sicilia" del 6 -7 dicembre 1927 ad affermare che "un pubblico scelto gremiva il teatro", un pubblico che aveva pagato fior di quattrini.
Vengono smentite così le dicerie che alcuni hanno messo in giro sulla base di una intervista di Rina Franchetti rilasciata il 27 aprile 1981 ad Alessandro Tinterri e conservata su nastro nel Museo dell'Attore di Genova. La Franchetti era allora un'attricetta della Compagnia di Luigi Pirandello: era poco più che una ragazza; aveva vent'anni. Da buona ragazza romana non poteva non avere dei pregiudizi sulla Sicilia, e in particolare su un piccolo centro di essa come Canicattì. Ne hanno ancora i romani, e non solo loro: basta vedere come comincia il racconto che la Franchetti fa a distanza di cinquantaquattrro anni: "Il nostro pubblico era costituito da contadini che venivano dalle adiacenze con la calza in testa, lo scialletto sulle spalle e gli zoccoli.", e via di questo passo.
Ben altro giudizio espresse Marta Abba a chi la intervistò ad Agrigento, in occasione della traslazione delle ceneri di Luigi Pirandello nella Villa del Caos, il 10 dicembre 1961. Essa conservava un buon ricordo di Canicattì e del successo riscosso dalla Compagnia del Teatro d'Arte di Roma nella rappresentazione dei "Sei personaggi in cerca d'autore". E ricordava con commozione i calorosi applausi ricevuti, con Pirandello chiamato più volte sul proscenio con continue acclamazioni, talmente tante che Marta Abba, come racconta il poeta canicattinese Peppipaci, che era presente e la cui figlioletta interpretava la parte della Bambina, gli chiese: "Maestro, siete nato ad Agrigento o a Canicattì?". Dice ancora la Franchetti, secondo quanto si legge in "Pirandello e la drammaturgia fra le due guerre", a cura di Enzo Scrivano (Agrigento, 1985): "Poi mi ricordo che noi siamo partiti la mattina all'alba, in carrozza con le tendine abbassate. E sulla piazza erano già riuniti tutti quei contadini siciliani, e Picasso [il primo attore] aveva avuto un attimo di panico e diceva: "Qui ci crocchiano perché pensano che li abbiamo presi in giro". Perché per gente di quel genere andare in scena con una commedia che non aveva scene, che non aveva sipario, che non aveva costumi [sembrava proprio una presa in giro]. E veramente abbiamo tirato un sospiro di sollievo quando ci siamo visti in treno".
Ma quei contadini visti sulla piazza di buon mattino non avevano niente a che fare con la rappresentazione. Erano dei poveri braccianti che aspettavano di essere chiamati per lavorare, e la sera erano andati a letto presto per alzarsi all'alba. Forse non sapevano neppure della presenza a Canicattì di quella Compagnia. E poi, perché tanto timore, da parte di Rina Franchetti e del suo compagno di vita e di arte, Lamberto Picasso, di essere picchiati, se non per un pregiudizio? Nel Teatro Sociale di Canicattì c'erano stati soltanto calorosi applausi, e non fischi e contestazioni, come invece era accaduto al Teatro Valle di Roma, il 10 maggio 1921, in occasione della prima dei "Sei personaggi in cerca d'autore".
Su questa "bufala" c'è cascato Claudio Vicentini nel suo libro intitolato "Pirandello. Il disagio del teatro" (Venezia, 1993) in cui, sulla base della testimonianza di Rina Franchetti e senza consultare le cronache del tempo, racconta che i contadini a Canicattì erano stati costretti dai padroni ad assistere allo spettacolo e che la loro mancata comprensione aveva costituito quasi una minaccia. E su questo "bel fondamento" il Vicentini ha impostato la sua tesi della delusione pirandelliana nei confronti del teatro popolare: donde l'elaborazione del nuovo dramma: "I giganti della montagna".
C'è cascato anche Matteo Collura nel suo volume che ha per titolo "Eventi - Il racconto dell'Italia del Novecento" (Milano, 2001), dove scrive: «Alla fine del novembre 1927, con la compagnia che rappresenta "Sei personaggi in cerca d'autore", Pirandello è in Sicilia per una serie di rappresentazioni. Dopo Palermo, è la volta di Agrigento, dove si fa tappa per una settimana. Da Canicattì alla compagnia arriva l'invito di spostarsi, per una sera, in quella cittadina. Pirandello si consulta con gli attori: Canicattì è un paese interno, trenta chilometri di strada non agevole, ma la compagnia accetta. E così, il primo dicembre, sui muri del paese i manifesti annunciano lo spettacolo. La sera, però, in sala vi sono pochi spettatori, i benestanti locali. Qualcuno pensa di rimediare raccogliendo gli uomini che stanno giocando a carte nei caffè. Sono, in gran parte, contadini analfabeti o quasi. Per questo, seduti a teatro per l'intera durata dello spettacolo che è stato offerto loro gratis, rimangono immobili a bocca aperta, senza riuscire a capire nulla di quanto sta accadendo sul palcoscenico. Un'attrice della compagnia, Rina Franchetti, avrebbe ricordato quell'esperienza come un incubo".
Ma sia il Vicentini, sia il Collura, sia lo Scrivano e qualche altro, come il giornalista Salvatore Scalia, il quale il 31 dicembre del 2000 pubblicò notizie analoghe sul quotidiano di Catania, prima di prendere per oro colato il racconto della Franchetti, avrebbero dovuto consultare i quotidiani dell'epoca, come "L'Ora" e il "Giornale di Sicilia", per avere contezza di quel che veramente avvenne. Allora, alla luce di quello che si è detto dianzi, avrebbero potuto evitare di prendere una simile cantonata. La verità è che a Canicattì Pirandello ebbe un'accoglienza davvero trionfale e i canicattinesi si sentirono oltremodo onorati di averlo nella propria città. Egli rimase assai soddisfatto e orgoglioso di avere inserito Canicattì nel calendario delle sue recite in Sicilia accanto a Palermo, Catania, Messina, Siracusa e Agrigento.
Riguardo all'accoglienza riservata a Luigi Pirandello al suo arrivo alla stazione, il Sen. Salvatore Sanmartino, uno dei padri fondatori della Secolare Accademia del Parnaso, racconta che i componenti della banda, chiamati d'urgenza, senza che avessero potuto prepararsi, ebbero ordine di suonare il "pezzo" che volessero, ciascuno per conto proprio, sicché all'arrivo del treno era esploso un polifonico e discorde concerto, con la marcia dei bersaglieri intrecciata con quella dell'Aida e l'Inno di Mameli con la Canzone del Piave. E a Pirandello, che ascoltava meravigliato, il Sen. Sanmartino spiegava: "Maestro, ciascuno a suo modo". Era evidente l'allusione a una sua opera teatrale.
Pirandello ne rimase divertito. Poi al Circolo di Compagnia fu molto lieto di ricevere la cittadinanza onoraria di Canicattì assieme al diploma della Secolare Accademia del Parnaso, fondata da una schiera di giovani intelligenti e ironici, i quali si erano divertiti a creare un mondo fantastico in cui tutto si svolge alla rovescia, dove l'immaginazione si confonde con la realtà, dove la carriera si percorre a ritroso, dove i veri maggiori sono i minori, dove gli asini sono "saggi e sapienti" e dove i soci, detti arcadi, pur se nella vita discordi, si ritrovano poi, in virtù del nel Parnaso, tutti concordi. Tali giovani si sentivano molto vicini al mondo di Luigi Pirandello, il quale, da parte sua, nutriva per essi tanta simpatia: e ciò spinse il grande Maestro a scegliere Canicattì come unica città, non capoluogo di provincia, per rappresentarvi uno dei suoi capolavori: "Sei personaggi in cerca d'autore".

Diego Lodato


solfano@virgilio.it


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