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Un delitto al convento di Santo Spirito

Nel 1932 o giù di lì un efferato delitto compiuto nel Convento di Santo Spirito sconvolse la tranquilla Canicattì.

Da pochi mesi era entrato a servizio dei frati un fratello converso. Dopo poche settimane erano venute a trovarlo, provenienti da Palermo, due donne, la madre e la figlia, che avanzavano verso il converso chissà quali pretese da lui inaccettabili.

Resta un mistero come mai queste due donne abbiano potuto accettare di entrare in convento nottetempo. Il converso le fece entrare in uno stanzone dietro l'altare maggiore adibito, nei tempi passati, a camera mortuaria. Lì il frate uccise le due donne e le nascose con alcune palme, confidando nel fatto che quasi mai nessuno ormai entrava in quel locale.

È strano che non abbia previsto che più o meno tardi il puzzo dei cadaveri in decomposizione si sarebbe avvertito anche in chiesa. Forse sperava di disfarsene in un secondo momento.

Dopo alcuni giorni il guardiano del convento per caso entrò nello stanzone: insospettito da alcune gocce di sangue, rimosse le palme e con orrore scoprì i due cadaveri.

L'ho visto io stesso mentre, sconvolto in viso, si recava a passo svelto dai carabinieri di stanza presso la "Batia": era così preso dall'accaduto, che non rispose al mio saluto.

I carabinieri accorsero immediatamente sul posto e dovettero constatare il terribile omicidio.

Si sparse immediatamente la voce in tutto il paese e la sera, quando le forze dell'ordine stavano provvedendo alla rimozione dei cadaveri, un folla immensa si accalcò dalla piazza Borgalino verso il convento. Anch'io ero li a fare da spettatore.

Quando le forze dell'ordine ingiunsero alla folla di allontanarsi, ci fu un fuggì fuggì generale ed io corsi a rifugiarmi nel pollaio di una vicina di casa mia.

La domenica seguente il guardiano invitò a pranzo il comandante dei carabinieri. II frate converso, pensando di essere stato scoperto, si buttò con una pietra al collo nella cisterna da dove i frati attingevano l'acqua.

Dopo pochi giorni un violento acquazzone fece venire a galla il cadavere di quel povero disgraziato.

II fattaccio presenta tuttora troppi misteri.

Antonio Corsello


Tratto dal sito: Centro di Documentazione Città di Canicattì


solfano@virgilio.it



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