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Muffuletta e vamparotti

"Li muffuletta" si mangiano alla vigilia della festa dell'Immacolata Concezione, ricorrenza molto sentita e molto festeggiata nella città di Canicattì, terra di antiche tradizioni popolari. Il sette di dicembre è usanza che si mangino queste fragranti pagnotte di grano tenero, aromatizzate con i semi di cumino. Tutti i panifici della città fanno a gara a chi li produce più morbidi e più fragranti. Vengono serviti a pranzo e a cena. Sono conditi con il formaggio, le olive nere, la ricotta, il tonno o con ogni genere di affettati. "Li muffuletta" vengono offerti da qualche anno dai ragazzi che preparano i falò, nel corso di una simpatica festa che si svolge attorno ai "vamparotti", altra tipica tradizione della nostra gente che si rinnova proprio in questo stesso giorno. Ma c'è un aspetto da non trascurare sul consumo dei "muffuletta", un particolare non irrilevante che conferisce a questo prodotto di origine canicattinese un carattere d'internazionalità. Ebbene, basta fare una passeggiata per le strade di una qualsiasi metropoli statunitense, imbattendosi in uno dei qualsiasi fast food per ritrovare i sapori di Canicattì. Non sarà affatto raro, infatti, leggere nella succulenta insegna che dà un'anteprima delle "prelibatezze" quella che oramai è la più trendy tra le golosità d'oltre oceano: il "muffuletta sandwich". Sì, avete letto bene. Gli americani, grazie al fiuto per il businnes di qualche nostro emigrante, hanno imparato a mangiare "muffuletta sandwiches" assieme ai "big cheese" e agli "hot dogs". Un panino corposo e ben arrotondato, non troppo lievitato, condito con provolone, cipolla, verdure varie, olive nere, olio, sale, pepe ma soprattutto aromatizzato con i semi del "cumino dei prati" (o "falso anice"). Ma come nasce il "muffulettu"? L'etimologia non è semplice, anche se l'ipotesi più verosimile lo fa discendere dal termine sassone "muffin", focaccina. C'è da pensare che le soldatesche sveve, durante la loro permanenza in Sicilia, aromatizzassero il loro pane azzimo con i semi del cumino per aumentarne la conservazione e per coprire sapori non proprio "freschissimi" di cibarie che facevano parte del loro corredo marziale. Ma i semi di cumino sono ben noti anche nella medicina naturale come rimedio a molti mali intestinali, cosicché potrebbe anche ipotizzarsi una funzione più semplicemente "curativa" del "muffulettu". E che dire poi del grande aiuto che possono dare alle puerpere per favorire la monta lattea (e da qui la dedica alla Madonna)? Se poi aggiungiamo tutti gli ingredienti mediterranei che in esso trovano perfetta armonia, e cioè acciughine sott'olio, "passiluna" (olive nere sotto sale), pecorino fresco, ricotta, olio nuovo, sale e pepe, c'è da capire perché i cugini statunitense lo consumino ogni giorno e ne facciano un business, mentre nella sua terra d'origine resta recluso semplicemente ad una sola giornata dell'anno, per quanto "ghiotta" essa sia.
"Li vamparotti" si fanno il sette di dicembre, vigilia dell'Immacolata, ricorrenza particolarmente sentita nella nostra città e caratterizzata dall'allestimento di grandi falò in ogni quartiere. Da qualche anno, sebbene altre tradizioni vadano via via scomparendo, quella delle "vamparotte" resiste e si rilancia. Tutti i ragazzi del rione costituiscono una vera e propria squadra che, per circa otto giorni, lavora all'edificazione di una grande catasta di legna cui si darà fuoco nel giorno stabilito. Si raccolgono le offerte o si va in campagna a tagliare gli alberi, con scarsa coscienza ecologica. Il fuoco viene appiccato tra le sette e le otto della sera. C'è una grande aria di festa cui prendono parte grandi e piccoli. Da qualche anno, la tradizione ha subito un'importante modifica: vengono distribuiti panettoni, "muffuletta" ed altre specialità natalizie che i presenti consumano festosamente. La gente si sposta in macchina da un punto all'altro della città per ammirare i vari falò.

Antonella Brunco, Vincenza Giancone, Angela Sferrazza II A

Tratto da: "IL GIORNALE DEL GANGITANO" di Canicattì de1 16-01-2003






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