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Canicattì - Territorio e ambiente: Ieri, oggi, domani

L’argomento che mi è stato assegnato di trattare "Territorio e ambiente: Ieri, oggi, domani", è perfettamente inquadrato nel tema generale del convegno e conciliabile con gli altri temi degli illustri oratori, perché si parla dell’opera dell’uomo, della sua cultura ambientale, delle modificazioni antropiche dell’ambiente sotto l’aspetto fisico e delle prospettive per il futuro. L’uomo cioè, visto come fruitore delle risorse della terra, con le trasformazioni da lui apportate e delle sue speculazioni sull’ambiente.
L’uomo fin dalle sue origini ha avuto consegnato l’ambiente naturale, ha ereditato un patrimonio immenso e man mano che passa il tempo, lo modifica, lo trasforma, ne sfrutta le risorse in base alle proprie esigenze, in base alla propria mentalità, cultura, formazione.
L’uomo vive nell’ambiente e man mano lo consegna agli altri uomini che lo seguono vivendo su questa terra. L’uomo però consegna l’ambiente o migliorato o peggiorato rispetto a come lo ha trovato.
Nel tema che tratto è a mio avviso molto importante puntualizzare il problema del futuro dell’ambiente, perché non si tratta di ereditare solamente un sentimento, una cultura, una religiosità, bensì si tratta di ereditare un bene culturale, la natura che ha usato in precedenza e che ha trasformato fisicamente in materia irreversibile.
Il tema è molto ampio, perché il termine "ambiente" include parecchi settori: acqua, aria, assetto del territorio, beni culturali, impatto ambientale, natura (boschi, flora, fauna), orografia, paesaggio, rifiuti, rumore.
Ovviamente non posso trattare tutti i settori, ma mi soffermerò sui principali, su quelli che hanno maggiore attinenza con il tema del convegno.
Purtroppo il quadro che devo presentare è desolante ed è sotto gli occhi di tutti. Mi riferisco all’ambiente fisico-naturalistico del nostro territorio e della nostra città, alle trasformazioni che sono state apportate nel tempo, agli interventi spesso non finalizzati a scopo "naturalistico", bensì ad esigenze economiche, ritenute più o meno giustificabili, alle speculazioni politiche e clientelari, a tutte le opere effettuate qualche volta lecite ma più spesso illecite.
Il cittadino canicattinese, non tanto l’uomo della strada quanto il professionista, l’amministratore, il politico, il possidente, alla luce di come il territorio e l’ambiente sono stati trasformati, sfruttati, violentati, non può certamente farsene un vanto e ha da vergognarsene.
Ovviamente il massimo delle responsabilità in ciò lo si deve attribuire a chi ha avuto il potere decisionale, il potere di controllo che non ha attivato, chi ha avuto i mezzi economici per operare, chi ha sfruttato il territorio in modo poco corretto.
Quale era l’ambiente ieri, come è oggi, come sarà domani?

Per parlare di ieri, a parte la conoscenza personale di fatti e di cose e della lettura che uno specialista di scienze della terra può fare attraverso immagini paleogeografiche, ho voluto fare una ricerca bibliografica annotando ciò che i nostri storici hanno scritto sul nostro territorio passato.
Ho riletto ciò che ha scritto Antonio Vinci su "Canicattì tra storia e leggenda", ciò che hanno scritto Diego Lodato ed Antonio La Vecchia su "La città di Canicattì – storia, ambiente, arte, uomini illustri", le citazioni di La Lomia ed in particolare ciò che il compianto Angelo La Vecchia ha pubblicato nel 1995 su "Canicattì – storia, arte, tradizioni e varia umanità".
Tutti gli storici citano le origini di Canicattì, descrivono le grotte e le antichissime abitazioni in C.da Cannarozzo, Calici, Gulfi, Serra Soldano, Cozzo d’Alì, Cozzo Gilardi, gli edifici termali e le condutture d’acqua in Vito Soldano, l’armeria del Castello Bonanno, la distruzione dello stesso e lo scempio e la devastazione di beni archeologici, storici, monumentali.
Cita La Lomia, a proposito di Vito Soldano, "le spedizioni continue con l’unico risultato di devastare testimonianze preziose e persino buttar via quei resti fittili e quelle monete non d’oro, ritenute purtroppo senza valore".
Gli storici riferiscono che nel 1800 Giuseppe Bonanno, per ingraziarsi i reali del regno delle Due Sicilie, ha regalato l’elmo, lo scudo e la spada appartenente al grande Ruggero; che nel 1827 il Barone Chiaramonte Bordonaro, "completando il misfatto – dice Vinci – ha regalato con somma incoscienza, l’armeria al museo di Capodimonte", che fu portata al Museo Carignano di Torino, e tante altre cose.
Tutto questo dimostra il poco attaccamento che gli abitanti del territorio di Canicattì hanno avuto per i beni storici, monumentali, archeologici etc.
Ma ciò non solo nei tempi antichi, perché i misfatti contro l’ambiente si ripetono nei nostri giorni e certamente proseguiranno.
L’avreste mai pensato di costruire nell’area occupata dai resti del Castello Bonanno? Eppure c’è stato un Nulla-Osta per opere edili, rilasciato dal Comune nel 1967, ma bloccato fortunatamente dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento.
Tra tutti i lavori consultati, ho trovato molto utile ciò che il prof. Angelo La Vecchia ha pubblicato nel 1995, in quanto nel suo lavoro fa citazioni di grande interesse scientifico per chi vuol conoscere meglio il nostro ambiente e gli uomini che vi hanno vissuto. Descrive in maniera elegante e puntuale la Valle del Naro, dell’alto corso del fiume Naro e delle sue sorgenti, precisando che le acque in Canicattì, ai primi del 1900, fluivano chiare e limpide e, successivamente, il corso del Naro venne chiamato ad accogliere liquami dalle case e da fiume di acque fresche e chiare venne trasformato in fogna principale dell’abitato.
Sappiamo tutti che l’ambiente fisico originario è stato abbondantemente modificato dall’intervento antropico. Da noi come in tutte le parti del mondo l’uomo ha modificato il territorio per scelte urbanistiche, esigenze di comunicazioni, quindi per viabilità, strade, ferrovie, per insediamenti produttivi etc.
Ciò che però in questa mia relazione intento sottolineare è che l’opera antropica fatta nel nostro territorio da chi ci ha preceduto nel tempo, l’opera che noi stessi stiamo attuando e l’eredità che lasceremo ai nostri posteri lascia molto a desiderare.
Purtroppo dobbiamo dire con amarezza che interventi errati, inutili, alquanto dubbi sulla loro validità, opere incompiute, scempi del paesaggio, ricerca delle proprie convenienze e noncuranza del bene comune, sono prerogative degli uomini ed in particolare dei canicattinesi.
Il giudizio sull’ "homo sapiens" canicattinese, sugli amministratori delle cosa pubblica, di quelli che hanno avuto il potere di programmare, decidere ed intervenire, di trasformare, che avevano il dovere di controllare su come veniva usato il territorio lo possiamo trovare a pag. 136 della pubblicazione del prof. La Vecchia precedentemente citata:
"Tra i sindaci della nostra città ci sono stati quelli che non hanno fatto proprio niente di buono; quelli che si sono affannati a fare qualcosa (piccola cosa, invero!), ma ci sono stati taluni che hanno fatto tanto male da arrecare danni irreversibili alla nostra Canicattì!. Sono riflessioni queste, che affidiamo ai giovani e agli storici del futuro perché siano chiamati ad indagare sulle cause e sugli atti di persone e sindaci che hanno determinato tanto male; e incominciamo:

1° C’era una volta…il "parco della Rimembranza", un giardino chiuso nello spazio che va dalla Scuola Media "Verga" alla Via Regina Margherita, ricco di alti pini con targhette attaccate in ricordo dei nostri Caduti in guerra, con curatissime aiuole. Venne distrutto.

2° C’era una volta…una monumentale fontana al posto dell’attuale distributore di benzina con lavaggio all’imbocco della via Mons. Ficarra. Venne distrutta per dare posto alla benzina. (E dire che il sindaco farmacista Diego Cigna vi aveva comandato un messo per disciplinare l’uso delle acque e custodire il monumento!).

3° C’era una volta una magnifica struttura sociale con "La Colonia" elioterapica per i fanciulli. Esistono ancora i ruderi.

4° C’era un "Teatro Sociale" con tre ordini di posti in elevazione, cavea, palchi e loggione, con camerini, servizi igienici e abitazioni per custode: opera del Basile. E’stato trasformato in sala cinematografica con brutta barcaccia: dispersa l’abitazione del custode, adibito a "deposito di attrezzi vari".

5° C’era una volta… " Canicattì…ha la forma di un grandioso anfiteatro" (dalla Monografia del Trupia). Oggi… "Si potrebbe dire che Canicattì abbia assunto la forma di un grande interrogativo come a chiedersi: dove andiamo?"…Ecco: Canicattì poteva diventare una delle più ordinate e più belle cittadine della Sicilia se, nei politici del tempo e negli amministratori non fosse prevalso l’interesse stupido della parte, l’asservimento vile alla fazione!

6° Canicattì, in quest’anno di grazia 1992, vive ancora "lo stato di grave emergenza" in relazione all’approvvigionamento idrico!

7° Canicattì è servita da un "Palazzo Comunale" bloccato alla sopraelevazione degli anni ’30 e con ben nove edifici in gran parte locati per ubicarvi Uffici e Servizi vari!
8° La costruzione del nuovo Ospedale "Barone Lombardo" sull’area "Gangitano, Giarra" è stata realizzata con molto ritardo sui tempi dovuti e in situazioni confuse a conclusione di un lungo, laborioso iter burocratico-politico dovuto ad interferenze faziose e interessate.

9° Stato di emergenza permanente del Cimitero malgrado sia "un capitolo finanziario del tutto attivo".

10° Del tutto disatteso il settore agricolo in relazione alle nuove colture irrigue abbandonando tutto alla iniziativa privata, caotica, egoista e deleteria. Si è lasciata costruire la diga sul Naro sconoscendo finalità funzionali e facendone "una cattedrale nel deserto".

Ci fermiamo…a dieci, dieci denunzie, come i dieci Comandamenti del Signore, ma potremmo ancora continuare richiamandoci alle mancate cure dei Beni Culturali; alla mancata organica e razionale manutenzione delle vie cittadine; agli interventi amministrativi spesso faziosi, clientelari, pacchiani".
Al decalogo del prof. La Vecchia potremmo aggiungere una infinità di altri interrogativi. Tutto questo, in breve riguarda "l’ambiente ieri".
Esaminare l’ambiente come è oggi, dopo lo sconvolgimento morfologico ed idrogeologico prodottosi precedentemente è cosa ben triste. Si, perché le trasformazioni sono di ordine materiale e fisico e sono irreversibili e di difficile risanamento.
Tra i settori ambientali su cui desidero parlare, sottolineo quelli relativi all’acqua, all’assetto del territorio, all’impatto ambientale e paesaggistico e quello relativo ai rifiuti.
Per quanto concerne le acque sotterranee, a parte la situazione generale nel meridione, con il progressivo depauperamento delle falde idriche per irrazionale sfruttamento e per la perenne siccità, va detto che le poche acque sotterranee superstiti sono soggette a progressivo inquinamento e non sono sottoposte ad alcun controllo (vedi pozzi neri, prodotti chimici per l’agricoltura, etc). Le acque sotterranee del nostro territorio sono evidenziate dalle autobotti private che circolano ininterrottamente per lenire le penurie idriche dei condomini e di chi ha soldi per un po’ di igiene, mentre delle ricerche idriche fatte dal Comune e dal Genio Civile, sembra che la comunità possa farne a meno, soffrendo la sete ed avendo quella dell’acquedotto comunale anche con intervalli di venti giorni e più e a ciò sembra essere rassegnata!
Le acque superficiali o sono del tutto assenti per lunghi periodi, visto il perdurare del clima subtropicale caldo secco o se compaiono, sono grane per tutti, dato il rischio alluvionale della nostra città, non superabile dalle inadeguate opere di difesa fino ad ora realizzate.
A questo punto, data la presenza del sindaco prof. Scrimali e dell’ing. Iannicelli, ingegnere idraulico ed assessore ai LL.PP. mi viene da domandar loro cosa hanno in programma per difendere la città dalle alluvioni, visto che, da un calcolo fatto fare dal sottoscritto nell’ottobre del ‘94 ad un eminente docente di idraulica dell’Università di Catania, risulta che, nel caso di piogge di forte intensità, con un tempo di ritorno di cinque anni, il centro cittadino viene investito ed attraversato a forte velocità dalle acque piovane con portate dell’ordine di 40 mc/s., mentre il nuovo collettore non potrebbe recepirne più di 20 mc/sec.?
Per quanto riguarda l’assetto del territorio e l’impatto ambientale ci sarebbe molto da dire e ridire. Le scelte progettuali passate, che hanno determinato conseguenze e rischi idrogeologici non sono servite "di lezione", in quanto tutt’ora l’alto corso del fiume Naro continua ad essere ricoperto da depositi detritici e non sembra ci sia alcun controllo visto che le stesse zone soggette a vincolo idrogeologico continuano ad essere discariche abusive di inerti.
Rimboschimenti ed aree verdi sono provvedimenti…poco conosciuti, anche dove i progetti originari li prevedevano (es. area circostante il depuratore); il parco urbano e quello fluviale sono solo dei sogni…!
Il problema dei rifiuti, la discarica definitiva R.S.U. , la raccolta differenziata, le discariche inerti, tranne quelle attivate solamente dall’abusivismo, non sembra siano stati adeguatamente curati.
Sarebbe grave se i siti oggi utilizzati fossero stati utilizzati! Movimenti di terra cave di prestito sembra siano liberalizzate, e mi stranizza che di tutte queste nefandezze ambientali le associazioni che si "professano" ambientaliste non se ne accorgono e se ne stiano a guardare!
Questo è l’ambiente oggi !!
Quale il futuro allora del territorio e dell’ambiente canicattinese?
Se non si provvede a risanare ciò che è ancora risanabile, se non si pone un freno al dilagare dell’abusivismo e dell’interesse privato a quello collettivo, il futuro del nostro ambiente sarà totalmente negativo.
L’ambiente purtroppo è rimasto una "cenerentola" di fronte agli altri problemi che impegnano la pubblica amministrazione.
Ciascuno pertanto, sia come semplice cittadino, sia come professionista, sia come politico che come amministratore, esamini le proprie responsabilità e si chieda: quale è il mio compito di fronte all’ambiente, cosa lascerò in eredità ai miei successori?
Ognuno di noi, per quella coscienza ambientalista che si va fortunatamente diffondendo, deve sentirsi responsabile ed è tenuto a prendere in esame e domandarsi come lascerà l’ambiente?
Il Sindaco ha avuto ereditato un patrimonio altamente alterato, modificato, tormentato, con rischi prima inesistenti, oggi in atto, e di cui diventa purtroppo responsabile: rischi alluvionali sempre in agguato, discariche abusive specie di inerti, risorse idriche sfruttate male e senza controllo, paesaggio deturpato, aree verdi sempre più in regresso!

Potrà risanare tutto ciò? Impossibile!
Cosa può fare? Freni lo scempio, controlli il territorio e cerchi di lasciarlo un po’ meglio di come l’ha trovato!

Conferenza tenuta dal geologo Giuseppe Carlino.


solfano@virgilio.it

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