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VILLA FIRRIATO
“nobiltà” e “miseria” di un gioiello del liberty

Villa Firriato, progettata da Ernesto Basile è uno splendido esempio di quell’arte liberty famosa nel mondo per uno stupefacente mix neogotico di esotismo e modernità.
Alla fine dell’Ottocento il barone Francesco Lombardo, noto anche per aver donato l’Ospedale alla città, ospedale che ne porta ancora il nome, commissionò all’architetto del liberty Ernesto Basile la costruzione di una villa nelle campagne canicattinesi, in contrada Firriato.
Trattandosi non di un architetto qualsiasi ma del grande Basile, era facile immaginarsi che nascesse un’opera d’arte, e così fu. Negli anni del suo splendore, gli anni della belle epoque, la Villa aveva ospitato prestigiosi eventi mondani, banchetti e feste molto frequenti, che vedevano la partecipazione del jet-set isolano.
Teoricamente, Villa Firriato non avrebbe nulla da invidiare alle altre pur straordinarie realizzazioni del Basile, giustamente note in tutto il mondo, se non un diverso destino.
Infatti la Villa è stata per lunghi decenni in stato d’abbandono, lasciata alla mercè di vandali di ogni specie, sciacalli che hanno prelevato, nell’indifferenza generale e delle istituzioni in particolare, i vetri istoriati, le artistiche finestre, le porte, l’elegante mobilia.
Nonostante questi ignobili atti che hanno privato la Villa del suo fulgore originario, rimane comunque quel gioiello artistico di grande valore che stupiva chi ebbe la fortuna di vederla appena ultimata.
Si tratta di un edificio classificabile come liberty e che assume l’aspetto quasi di un castello delle fiabe con tanto di torretta e torrione, dominanti la parte centrale dello storico edificio. Posta in armonioso contrasto con il resto dell’imponente Villa è la suggestiva torre danese, fornita di un grandioso orologio e di un terrazzino coperto, che ha l’aria di un meraviglioso faro che un tempo emergeva da una fitta e verdissima selva di mandorli e piante d’arancio.
La torre, che svetta come la guglia di un minareto saraceno, sembra essere stata creata per segnalare anche da molto lontano la presenza di Villa Firriato, che, come scrive Diego Guadagnino nella cartella critica a due acqueforti di Gaetano Lo Manto, appare d’improvviso al visitatore “come un tempio di antiche sconosciute divinità, abbandonato dagli uomini e protetto da una maestosa esuberanza vegetale”.

Articolo pubblicato su I Canicattinesi - allegato de "LA SICILIA" del 11 aprile 2004
          Domenico Turco


solfano@virgilio.it













































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