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Vincenzo Marchese Ragona

Vincenzo Marchese Ragona per tutti i canicattinesi semplicemente lu zí Viciu, è stato una figura-simbolo per la nostra città, nella doppia veste di amministratore locale e di dirigente sportivo, artefice dei grandi successi dell’A.S. Canicattì e della storica promozione in C2 nel campionato 1982/83.
“Vincenzo Marchese Ragona è stato un personaggio popolare,” - afferma il direttore di Canicattì Nuova Calogero Montanti – “che con il suo operato ha ottenuto consensi da parte di tutti i canicattinesi. La grande passione per il calcio, il costante impegno per la politica cittadina, svolta sempre da indipendente (non fu mai iscritto in nessun partito!), e la sua spontanea disponibilità nel cercare di trovare una soluzione ai problemi dell'intera città non saranno facilmente dimenticate".
Lu zì Viciu aveva anche doti umane straordinarie, era un fervente cristiano e deplorava chiunque bestemmiasse. Aveva un’autentica venerazione per la famiglia, i quattro figli e la moglie, a cui attribuiva il segreto dei suoi successi. Infatti la consorte gestiva il negozio di abbigliamento e tessuti che forniva il sostentamento materiale alla famiglia, lasciandolo libero di dedicarsi con eccezionale passione a Canicattì e al Canicattì, quindi nella doppia veste di sportivo e politico, in entrambi casi dimostrando di amare la sua città in maniera straordinaria, inimmaginabile.
La carriera politica di Vincenzo Marchese Ragona (8 Marzo 1915- 29 Agosto 2002) iniziò molto presto, nell’immediato dopoguerra, quando appoggiò da esterno la giunta di centro-destra, la prima del periodo repubblicano dopo la parentesi fascista. Precedentemente si era occupato di sport come giocatore e dirigente.
“In politica la sua figura cominciò ad emergere negli anni Settanta,” – aggiunge Montanti – “anche se era stato per decenni consigliere comunale. Infatti nel 1974 fu nominato Assessore all’Igiene, alla Sanità e al Traffico. In seguito fu aggiunta la delega alla Nettezza urbana, nel quadro di un programma iniziato anni prima che può essere indicato con la sigla Operazione Canicattì città pulita”.
“Da segnalare il particolare impegno che metteva nei settori di sua competenza” – osserva ancora Montanti. “Spesso lavava le strade in prima persona, per dare l’esempio ai concittadini”.
Altri aneddoti circolano sulla sua proverbiale diligenza e “mania” ecologica ante-litteram. È ancora Montanti a parlare: “talvolta, se notava qualcuno che lanciava un sacchetto della spazzatura dal quarto o dal quinto piano di un condominio, faceva delle indagini per scoprire chi era l’autore del misfatto”.
Spesso si alzava la mattina presto per individuare gli inquinatori di turno per mantenere la sua promessa di una Canicattì pulita. In particolare, ci teneva a mantenere in ordine i quartieri della periferia, per dare il biglietto da visita a chi proveniva da fuori.
Tutti i canicattinesi ricordano con affetto lu zì Viciu, un omone piuttosto alto. A causa di grossi calli ai piedi aveva un incedere molto particolare, caracollante, che ne segnalava la presenza anche da lontanissimo.
Chi l’ha conosciuto, è rimasto anche particolarmente impressionato dalla sua capacità di oratore, potenziata da un estro fuori dal comune. Ad accentuarla, la sua voce rauca, bersaglio preferito dagli imitatori nelle tante feste di piazza che si svolgevano allora. Sono rimasti celebri i suoi comizi “a puntate”. Nel periodo delle elezioni, ogni suo comizio era scandito in tappe, e poteva protrarsi per intere settimane, come un talk-show.
Marchese Ragona arringava i tifosi allo stadio anche con dei memorabili comizi calcistici.
Dopo una lunga parentesi, Marchese Ragona tornò ad occuparsi per un breve periodo della vita amministrativa della sua città, durante la sindacatura di Carmelo Cammalleri. Pur eccellendo alla politica, la più grande passione di Vincenzo Marchese Ragona era tuttavia lo sport.
“Dal punto di vista calcistico-sportivo i suoi meriti sono eccezionali, allo stato attuale è impossibile che ci sia un altro personaggio che lo possa eguagliare. Ricordiamo tutta l’attività svolta sia come calciatore, sia come dirigente, allenatore, e presidente in diverse annate dell’A.S. Canicattì, squadra fondata dai suoi fratelli Carmelo e Giuseppe, nel 1928. Lui si inserì più tardi nel Canicattì, nel 1932, anche perché all’epoca era giovanissimo”.
“Entrò da dirigente e non ancora come giocatore, perché allora militava nella Nissena, in cui restò fino al 1936; in seguito giocò nelll’Agrigento e nel Canicattì” – come puntualizza Montanti.
Nel 1948 l’A. S. Canicattì ottenne la promozione alla C2 contando anche sulla sua singolare figura di giocatore-dirigente a responsabilità limitata.
“Nell’immediato dopoguerra fu proprio la figura di Vincenzo Marchese Ragona a risollevare le sorti della squadra” - afferma lo storico Diego Lodato - “uomo tenace, legato ai colori sociali fino al sacrificio di se stesso”.
Il contributo di Vincenzo Marchese Ragona come calciatore fu straordinario, come si evince ancora dalle parole di Lodato. “Egli nel ruolo di terzino e il fratello Giuseppe in quello di attaccante furono determinanti alla prima promozione del Canicattì in serie C. Vincenzo Marchese Ragona assumeva poi la presidenza della società, e con lui il Canicattì, anche se non riusciva a mantenere le posizioni della serie C, si distingueva tuttavia tra le squadre siciliane per serietà e sportività”.
“Diventò presidente a tutti gli effetti solo nel 1951,” precisa il giornalista Calogero Montanti “anche se chiamarlo presidente è forse riduttivo, in quanto da quella data in poi fu per diversi decenni il factotum dell’A.S. Canicattì. L’etichetta di factotum deriva dalla molteplicità dei ruoli svolti in quel periodo, e in parte anche dopo: segretario, direttore sportivo, presidente, e allenatore”.
“In un lungo torno di anni anni, come presidente della squadra”, dichiara Montanti –“Vincenzo Marchese Ragona si era adoperato per portare una serie infinita di giocatori provenienti soprattutto dal Nord Italia, come Sartoletti e Corna, bravo terzino padre di Luisa, volto noto della tv, giocatore che fu poi ingaggiato dall’Inter”. I tifosi ricordano anche i leggendari nomi di Cappa, De Lorenzo, Dongiovanni, Dalò, Albani, Ciriaco, De Maria, etc… Sotto la guida di Marchese Ragona si parlava dell’A.S. Canicattì in tutta Italia.
Sul piano umano, Marchese Ragona manteneva sempre ottimi rapporti con gli ex-giocatori della sua squadra, che contribuivano a segnalare nuovi talenti. “Per reclutare tutti questi giocatori, già dal dopoguerra in poi, Marchese Ragona inviava inserzioni sui giornali con cui collaborava, come la Gazzetta del sud, il Mattino di Napoli e altri – racconta Montanti. “Gli anni Cinquanta erano piuttosto difficili” - rievoca il giornalista canicattinese. “Per le trasferte, la squadra viaggiava addirittura su camion adibiti al trasporto delle merci”.
Marchese Ragona amava circondarsi non solo di ottimi atleti ma anche di altrettanto validi allenatori. Il suo preferito era Paolo Russo, che guidò la squadra in serie D per moltissimi anni.
Sotto la guida di Ragona il Canicattì diventò una squadra modello per la sua serietà: mai un allenatore esonerato o problemi di carattere societario. Una delle poche squadre a vantare un’organizzazione più tipica delle squadre di serie A che non di serie D o C2. Con appartamenti a disposizione degli atleti, un cuoco, e uno staff degno delle squadre più prestigiose.
Sull’attività di presidente di Vincenzo Marchese Ragona si raccontano moltissimi aneddoti. Per esempio, cacciò il presidente di una squadra avversaria, il quale, in vista della trasferta e dopo che il Canicattì era già salvo, gli aveva proposto pubblicamente di comprare la partita. Ragona gli spiegò che, dopo aver incitato per un intero campionato i propri giocatori a dare il meglio di sé, un presidente non può vendere partite. Il Canicattì dimostro questo nei fatti, vincendo poi quella partita. Marchese Ragona ottenne un inaspettato applauso da parte dei tifosi della squadra avversaria, per la grande lezione di sportività che emerge anche da un altro episodio.
Uno dei figli di Vincenzo Marchese Ragona, durante una rissa, con un pugno aveva rotto un dente al figlio del presidente del Campobello di Mazara. Marchese Ragona si recò a fine partita da questo presidente, e si scusò davanti a tutti per l’esecrabile gesto del figlio.
Spesso la sua attività fu amareggiata dai tifosi che gli rimproveravano vergognosamente le sconfitte e le annate non competitive. Tuttavia il suo rispetto per i tifosi rimaneva saldo, e anzi si prodigava con tutte le sue forze per portare sempre più sportivi allo stadio.
“Negli anni Ottanta attuò la famosa riforma Ragona” - afferma Montanti. “Qualcosa che al giorno d’oggi sembrerebbe incredibile, pensando all’attuale connubio calcio-soldi: assicurare l’ingresso allo stadio a tutti gli sportivi, con un biglietto “etico” di sole 1000 lire!”
“Marchese Ragona era stato il fautore del Comitato creativo, sovvenzionato in parte dal Comune, che rendeva possibile la sopravvivenza della squadra senza l’apporto degli introiti derivanti da un biglietto più renumerativo per le casse della squadra, attraverso un accorgimento piuttosto originale. Al mercato generale della frutta ogni rivenditore era invitato ad offrire una piccola somma di denaro per ogni chilo di frutta venduta. E tutti i fruttivendoli di Canicattì, evidentemente grandi tifosi, accettavano volentieri di pagare questa insolita tassa.
Accanto agli eventi sportivi legati alla squadra, e sempre per iniziativa di Vincenzo Marchese Ragona, si organizzavano delle manifestazioni collaterali, “come il concorso di Miss Tifosina, creato con lo scopo di avvicinare i cittadini all’A.S. Canicattì, e quindi al mondo del calcio”.
Ogni domenica mattina Vincenzo Marchese Ragona percorreva le vie di Canicattì con la sua mitica Fiat 1100 bianca, e, con un altoparlante, incitava i tifosi ad accorrere in massa allo stadio. E spesso ci riusciva, coinvolgendo intere famiglie e persone che probabilmente senza il suo incitamento sarebbero state meno propense a frequentare il campo sportivo. Come ricorda Lodato, persino molti confrati del Convento dei Cappuccini si recavano al Carlotta Bordonaro per assistere ai memorabili incontri di calcio dell’A.S. Canicattì.
“Altri presidenti si succedevano poi alla guida del Canicattì,” – dichiara ancora Lodato – “che militava ormai nella serie dei dilettanti, ma Vincenzo Marchese Ragona, come dirigente storico, non smetteva di lavorare e di collaborare con essi per potenziare la squadra e portarla a più elevati traguardi”.
Fra l’altro, la grande creatività del leggendario zì Viciu nel risolvere i mille problemi collegati alla gestione di una squadra di calcio si vedeva, ad esempio, nelle raccolte di fondi finalizzate a costruire un progetto sportivo che cresceva nel tempo, come un buon vino d’annata.
Ma vediamo in dettaglio quali furono questi grandi traguardi. “Nella stagione calcistica 1976-77” – ricorda sempre lo storico canicattinese - “il Canicattì otteneva la promozione in quell’ambita serie D che l’anno precedente, nella partita di spareggio con il Mazara, allo stadio palermitano della Favorita, gli era per poco sfuggita”. Ancora più importante l’epica promozione in C2. “Ormai il Canicattì, bene organizzato, diretto e allenato, poteva dal suo stadio “Carlotta Bordonaro” concretamente aspirare alla serie C.
Per due stagioni consecutive le arrivava tanto vicino, finché finalmente nel campionato del 1982-83, proprio con il notevole contributo di Vincenzo Marchese Ragona ed essendo allenatore Alvaro Biagini, la C/2 veniva raggiunta, e per il Canicattì era l’inizio di una nuova e più prestigiosa vita sportiva”.
“Per i suoi meriti sportivi, unanimemente riconosciuti,” - aggiunge il prof. Montanti – “Vincenzo Marchese Ragona, alcuni anni prima della sua scomparsa, ricevette una onorificenza direttamente dalle mani di Franco Carraro, presidente della F.G.C.I. (Federazione italiana gioco calcio)”.
Dal grande impegno profuso in vista del suo ruolo di uomo pubblico Montanti passa a sottolineare le sue non comuni doti umane
“Era di una precisione assoluta, in tutti i campi. Nonostante il suo atteggiamento spesso spigoloso, era stimatissimo da tutti. Chiunque andava al comune non poteva fare a meno di interpellarlo, su qualsiasi argomento. Era estremamente alla mano e disponibile a qualsiasi tipo di persona, dalla massaia al semplice operaio. Se passeggiava per le vie di Canicattì, si creava subito un capannello di gente curiosa che lo interrogava sulle vicende politiche o sportive. È difficile ripercorrere le sue gesta, anche per questa ragione rappresenta un grossissimo esempio per i giovani, e un imprescindibile punto di riferimento per la nostra città. ”
“Sto scrivendo la prima storia dell’A.S. Canicattì che sia mai stata scritta,” – afferma orgogliosamente il direttore di Canicattì Nuova. “L’opera, che dedico a Vincenzo Marchese Ragona, ne celebra la figura di grande canicattinese. Il libro si intitolerà C’era una volta il Canicattì… per sottolineare la fine di una bella favola”. Favola che lu zì Viciu ha contribuito a rendere ancora più bella!

di Domenico Turco - Tratto da "Canicattì Cultura"


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